Paolo Bentivoglio ( in carica dal 1945 al 1965)
Colpito da cecità dall’infanzia, nel 1920 fu tra i promotori dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che avrebbe successivamente presieduto dal 1945 fino alla morte avvenuta nel 1965. Dirigente del Partito Socialista Italiano, durante il fascismo subì varie vessazioni, fino alla distruzione, nel 1926, della sua biblioteca di libri in braille. Negli anni trenta si trasferì a Bologna e dovette iscriversi al Partito Nazionale Fascista per ottenere la direzione dell’Istituto dei ciechi “Francesco Cavazza”. Durante la lotta partigiana l’Istituto Cavazza, del quale fu direttore fino al 1961, divenne uno dei luoghi della clandestinità antifascista bolognese, dove trovarono rifugio perseguitati e antifascisti e dove si riuniva il Comitato di liberazione nazionale dell’Emilia Romagna. Nel gennaio 1945, aiutato dalla moglie Teresa Anzolla mise in salvo numerose donne cieche rimaste isolate in un casolare sulla linea del fronte in Romagna. Per quest’atto furono decorati entrambi di medaglia d’argento al valor civile. Nel novembre 1945 diventò presidente nazionale dell’Unione, carica ricoperta sino alla morte.